La musica moderna naviga in un oceano di possibilità sonore senza precedenti. Software di produzione musicale, librerie di sample e sintetizzatori offrono un bacino timbrico sconfinato, un vero e proprio Eldorado per compositori e produttori. Con pochi click si può evocare l'atmosfera di un'orchestra sinfonica, il groove di una batteria vintage o il suono alieno di un synth futuristico. Questa vastità timbrica ha democratizzato la creazione musicale, aprendo le porte a sperimentazioni e ibridazioni di genere inimmaginabili solo pochi decenni fa.
Tuttavia, questa abbondanza sonora porta con sé un'ombra: la perdita di originalità legata al processo di creazione del suono da zero. Mentre i pionieri della musica elettronica si ingegnavano a costruire i propri strumenti, manipolando oscillatori e circuiti, oggi la facilità di accesso a suoni pre-confezionati rischia di appiattire la creatività. L'utilizzo di sample e preset, se non elaborati e personalizzati con cura, può condurre a una standardizzazione del suono, a un'omologazione che soffoca l'identità artistica.
Non si tratta di demonizzare gli strumenti digitali, ma di rivendicare l'importanza della ricerca sonora, della manipolazione del timbro come elemento distintivo del linguaggio musicale.
L'originalità non risiede solo nell'invenzione di nuovi suoni, ma anche nella capacità di plasmare quelli esistenti, di trasformarli in qualcosa di unico e personale. La sfida per i musicisti di oggi è quella di sfruttare l'immenso potenziale offerto dalla tecnologia senza rinunciare alla propria voce. È necessario andare oltre la semplice selezione di suoni pre-confezionati, esplorando le infinite possibilità di elaborazione e sintesi, creando texture sonore che riflettano la propria visione artistica.
La cosìdetta musica moderna si trova dunque di fronte a un paradosso: da un lato, una ricchezza timbrica senza precedenti; dall'altro, il rischio di perdere l'originalità che nasce dalla creazione del suono come atto creativo a sé stante. Spetta ai musicisti di oggi raccogliere questa sfida, trasformando la tecnologia da limite a strumento di espressione individuale.
Ora proviamo ad andare più in profondità trattando alcuni aspetti che potrebbero essere indicativi del fenomeno:
Influenza delle tendenze: La musica pop, con la sua vocazione commerciale, è spesso influenzata dalle mode del momento. Questo può portare a un'omologazione sonora, in cui molti artisti utilizzano gli stessi suoni, le stesse progressioni di accordi e le stesse strutture compositive. Un esempio? L'utilizzo massiccio di certi tipi di synth o drum machine, che finiscono per caratterizzare il "sound" di un'intera epoca (pensiamo alla "disco" degli anni '70 o all'EDM degli anni 2010). Questa tendenza è amplificata dai social media, dove le canzoni diventano virali e influenzano rapidamente il gusto del pubblico.
Facilità di utilizzo dei software: I software di produzione musicale sono sempre più accessibili e intuitivi. Questo è un aspetto positivo, perché permette a chiunque di creare musica. Tuttavia, la facilità con cui si possono utilizzare loop, sample e preset può indurre a una sorta di "pigrizia creativa". Invece di esplorare le infinite possibilità di sintesi e sound design, molti si limitano a utilizzare suoni pre-confezionati, con il rischio di creare musica poco originale.
Pressione del mercato: L'industria musicale, sempre alla ricerca del successo commerciale, può esercitare una forte pressione sugli artisti, spingendoli a creare musica che segua le tendenze del momento e sia facilmente fruibile dal grande pubblico. Questo può limitare la sperimentazione e l'originalità, favorendo la produzione di brani "formulaici" che rischiano di passare inosservati.
Nei prossimi articoli porteremo avanti il discorso indagando concause, conseguenze e, magari, tentando qualche soluzione.